DIALOGO XV.
Pasqule Galante
nato a Carovigno nel 1964 -vive e lavora a Roma
Mostre collettive
Arte studio 36 "Bona Tirer" Lecce 1986
Sala 1 "Arte x 1000" Roma 1991
Centro d'Arte L'Idioma "Artegiovane 82-92"Ascoli Piceno 1992
Corso d'Opera "La Foresta dei Sacrilegi" Bari 1993
Galleria Comunale "Pensieri e Opere" Morlupo 1993
Caffe Latino "Arte Fuoru Circuito" Roma 1993
Collezione di Farfalle Roma 1993
Politecnico XX Arte "Riffa" Roma 1994
Chiesa di S.Francesco"Itinera" Sutri 1996
Mostre Personali
Centro Culturale The Wall "Aridescenze" Roma 1990
Centro Luigi di Sarro Roma 1991
Centro d'Arte l'Idioma Ascoli Piceno 1991
Hanno scritto di lui:F.di Castro-P.Girardelli-I.Monti-A.Marino-A.d'Elia-I.d'Agostino-E.Sanesee-
P.Balmas-L.Lambertini
La mostra, curata da Ivana D'Agostino, intende focalizzare la matrice di una ricerca comune dei due artisti
espressa nella direzione del recupero della pittura, pur nelle diversitá dei linguaggi, obiettivi e
problematizzazioni affrontate. Proveniente da esperienze molteplici condotte nell'ambito sperimentale della
performance, della regia cinematografica, della computer grafica, da questi modelli espressivi suggeritigli
dai media, Laszlo Laszlo Revesz riprende, soprattutto in certe tele del '91-93, la capacitá di conciliare
modelli di pittura iconica neo-espressionisti con immagini di formulazione elettronica di bassa definizione.
Le tele piú recenti dimostrano un larvato interesse per la figurazione, risolto attraverso accensioni
cromatiche di ascendenza sintetista e fauve. Pasquale Galante risolve invece il suo rapporto con la pittura
nell'ambito della simulazione, nel senso che la superficie pittorica é da lui utilizzata come rivestimento
spiazzante difinte sculture. Esse si dispongono nello spazio come monoliti modulari disseminati che
mimano la consistenza fisica della pietra attraverso forme di cartapesta -il recupero di questa tecnica é
ascrivibile all'origine pugliese dell'artista- sulle quali la pittura s'impronta quale indelebile traccia sacrale.
In un corpo eterogeneo di opere su tela e carta concepite intorno alla metá dello scorso decennio,
fisiologicamente inseparabili da riti e da tradizioni mediterranee di origine precristiana, forse preclassica,
Pasquale Galante ha esibito e bruciato nello stesso tempo i residui di ció che in pittura si pone da sempre
Come sguardo, contemplazione di fenomeni, distanza e relazione dialettica fra il percepito e il soggetto che
percepisce. II passo conseguente é stato mettere fuori scena le qualitá espressive della materia cometale,
allontanando da sé il retaggio legato all'immedesimazione esistenziale nei gesti del pittore: potremmo dire
per metafora che la pittura e la materia fossero sentite nei termini di quello che Sohrawardi hachiamato
"esilio occidentale", ovvero caduta nel regno del corpo, dell'opacitá, di tutto ció che é schermo e intervallo
tra noi e gli esseri di luce, tra noi e laconoscenza ţ"presenziale", la conoscenza unitiva che raggiunge il
cuore delle cose senza passare per il filtro delle categorie o delle astrazioni linguistiche. Come ci ricorda
Corbin, per la tradizione mistica dello sciismo persiano tornare da quell'esilio é essenzialmente una
questione di orientamento, é ritrovare I'oriente, I'origine della luce, attraverso una filosofia illuminativa che
postula I'esistenza di un mondo intermedio fra il nostro e quelli situati oltre il cielo delle stelle fisse, un
mundus imaginalis nel quale tutti gli aspetti del variopinto mondo sensoriale esistonoallo stato sottile.
Galante ha disincarnato e smaterializzato negli ultimianni il suo rapporto con le immagini per potersi
muovere in un elemento ulteriore rispetto a quelli terreni, ha costituito una successione di luoghi epifanici
indi pendenti dallo spazio prospettico, ai quali ci si puó avvicinare soltanto per via di negazione, dimentican
do fra I'altro le convenzioni che tengono in vita Koiné installazionista e povero-minimalista praticata da molti
autori della sua generazione Nelle sue opere tridimensionali vige attualmente una fisiologiasottile il cui
presupposto é la desertificazione, I'inaridimento del colore, I'abbandono dei dispositivi luminosi che
definiscono un corpo o un oggetto in termini chiaroscurali, I'abbandono del peso, dell'architettura, della
sintassi e delle operazioni linguisti che implicate dall'idea che esista un piano delI'espressione distinto dal
piano della realtá, ma relazionato ad essa tramite la semiosi. E' caduta la sfasatura fra la realtá e la
possibilitá, una sfasatura che alcuni hanno considerato tipica della condizione
umana ma estranea tanto a Dio, ad un intelletto intuente, quanto al modo di essere dell'animale (gli estremi
della divinitá e dell'animalitá, la "disumanizzazione" dell'arte...). Colori artificiali, in apparenza privi di corpo
e di pigmento come i colori fluorescenti, aderiscono quasi cancellandolo ad un materiale ibrido,
senzatettonica, tale da non esprimere il suo legame con la gravitá. In comune con i materiali ţţautenticiţţ,
ia cartapesta ha soltanto caratteristiche inevitabili come I'estensione, I'assenza di moto, un certamassa. E',
pereccellenza, il materiale della scenografia e di tutto ció che non dovrebbe avere durata né struttura: nella
fattispecie é anche la decomposizione, la macerazione, il coagulo e la soliditicazione di particelle o di atomi
che hanno avuto in precedenza una loro vita effimera come carta stampata, come schegge di informazione.
Sono queste le condizioni che permettono di conseguire il grado delia materia sottile, di diventare uno
schermo assolutamente neutrale e virtuale, vicino ali'inesisten za, puro sostrato per la manifestazione della
luce e dell'immagine.
Paolo Girardelli:
PASQUALE GALANTE
COMINA: Poiché il sortifegio. legato ulle tenebre. ci hu congiunti qui, mascheró le nostre anime per non
essere visti... quand'anche non si trattasse che del nulla!... (Atto I, Scena 3).
I personaggi di Duprey sono amici della notte. Si muovono nelle tenebre incubi si mescolano incubi e
mostri, in un ritorno all'indeterminato, ad un indietro che dall'inconscio arretra nel buio assoluto del non
esistente, del non nato, del nulla. I1 percorso di Pasquale Galante procede invece in senso inverso: alla
"neritá" psicologica oppone la risposta catartica di una ricerca di luce che dal nulla vuol far emergere
I'essenza, dall'indistinto la forma, dal sacrilegio il sacro. Un fragile sipario, un sudario bianco in verticalitá
sezionata, accoglie le tracce di questo passaggio verso la chiarezza del colore, verso la luminositá opaca
delle impronte gialle, macchie residue di un'ascesa faticosa. Il processo puó facilmente essere interpretato
nelle sue implica zioni simboliche e cosmologiche: visualizzazione anchedel rito iniziatico della conoscenza
e, dunque, della creazione artistica?
Certamente i lavori di Galante, i suoi totem immaginari, le "lance" arcaiche che invadono lo spazio,
coneentrano una fone carica evocativa e mitopoietica, che trae alimento da un repertorio acchetipico di
immagini. D'altra pane questa tendenza a spazializzare I'esperienza pittorica, ad un sincretismo linguistico
proteso verso I'estroversione ambientale, la ricer ca di sintesi tra sensualitá cromatica e concisione
stcutturale, tradiscono un'attidudine fortemente calata in una specificitá espressiva meridionale. Anche la
chiaritá allude al sentire "solare" della sua terra, il Salento con le sue sopravvivenze di grecitá.
Ma attenzione a non accedere in seriositá interpretative: la preferenza per la cartapesta; la fone
connotazione scenica,1'artificialitá delle gamme tluorescenti, ci avvertono infatti che nel mondo creativo di
Galante 1'Arte é pur sempre il tercitorio ambiguo della Finzione.
Cosi nel caso di Pasquale Galante ilţ fare tradizionale si é trasforna to in pantomima giocosa e liberatoria
del forgiare e iI riferimento a strumenti e tecniche del passato serve soltanto ad un allargamento critico dei
repertori simbolici dell'attualitá.La dimensione privilegiata é quella di una cena teatralitá ed artificialitá, ma
1'intento non ha nulla a che vedere con il gusto borghese dell'intreccio e della narrazione. Tutti gIi oggetti
immaginati e realizzati sono protagonisti assoluti della scena in cui appaiono e che costruiscono in proprio
mentre la leggerezza e la bellezza che li caratterizzano non smorzano né dissimulano in alcun modo il loro
riferirsi a cariche istintuali e propensioni affettive assolutamente primarie, anzi, al contrario lo rendono piú
chiaro e per vie misteriose lo rafforzano.
Pasquale Galante
La radice primaria della vicenda artistica di Galante é riconducibile ai suoi esordi, a quando prese le mosse
rifacendosi alla lezione dell'Informale con un suo personale gestualismo. Questa propensione per il colore
quale materia da affidare al supporto con il calibrato e spontaneo intersecarsi di toni e timbriche accensioni,
ha lasciato le sue tracce e costituisce uno dei mezzi dei quali l'artista si serve per determinare, addirittura
per provocare, quella carica evocativa, che ora é il motivo dominante del suo lavoro. La cartapesta, che
Galante adopera per costruire le sue forme - quella esposta é di grande dimensione comica - accresce
simile valenza sia per 1a sua naturale rugositá, sia per quelle inconfondibili sfumature che lascia apparire
nei punti in cui il colore quasi si stempera. A ció si aggiunga, nella costruzione dell'opera, nei suoi rapporti
volumetrici, la capacitá di organizzare lo spazio con un'imponenza totemica.
László L. Révész
Professional background: Hungarian Academy of Arts, 1977/82 degree in painting
Hungarian Academy of Applied Arts, 1983/85 degree in animation film
selected exhibitions:
1983 Mai magyar grafika és rajzművészet, Magyar Nemzeti Galéria, Budapest
Film/művészet, Budapest Galéria, Budapest, H
selected videos, computer animations and television programmes:
B.B. Umatic,4, 1989
Selected films:
Bepörgés Pannónia Filmstudió, 4, 35 mm, 1986
Selected performances:
1988 Prager Student Radiokunst beim Steierischer Herbst 88/ORF Landstudio, Graz, A
between 1981 - 1991 several performances with András Böröcz such as:Max és Móricz, Egyetemi Színpad,
Budapest, H, 1984 -Centaurs, The Rivoli, Toronto, Can, 1985 ,-Dawn, documenta8, Kassel, G, 1987 etc.
Selected list of publications:
Manhattan Arts; Vol.III./No.II.Cheryl A.Herman: Budapest Three p.7, 1986
Selected writings:
Filmvilág;87/9, "Műfény paletta"
Selected awards, grants:
Canada Council,Visiting Artist, 1984
please contact: laszlo@dial.isys.hu
1984
1985 Hungarian Arts in Glasgow, Third Eye Centre, Glasgow, U.K.
1986
Aspekte Ungarischer Malerei der Gegenwart, Erholungshaus der Bayer AG, Leverkusen -
-Stadthalle Hage, Hage, Stadthaus Galerie Münster, Münster, Germany
Idézôjelben, Csók István Képtár, Székesfehérvár, H
Group Show, Ariel Gallery, New York, USA
1988 Vier Muskatiere, Rem, Vienna, Austria
1990 < solo>, István Király Múzeum, Székesfehérvár, H
Digitart II., Ernst Múzeum, Budapest, H
The Third Emerging Expression Biennal:The Third Dimension and Beyond, The Bronx
Museum of the Arts, New York, USA
Fetč de l'Image, Lille, France
1991 SVB VOCE, SCCA Annual Exhibition, Műcsarnok, Budapest, H
Beyond Borders,Hungarian Video Art from the late 1980 s,Art Gallery of Ontario,Toronto,Can
1993 Tudomasulvetel
Polifónia, SCCA Annual Exhibition, Képzô és Iparművészeti Gimnázium, Budapest, H
1994 V=A . W , SCCA Annual Exhibition, Csók István Képtár, Székesfehérvár, H
1996 The Butterfly Effect,SCCA Annual Exhibition,Műcsarnok,Budapest
The media is not with us Umatic, 4,1990
Hat etűd BBS 25, Umatic,1991
Anekdóták a művészettörténetbôl MagyarTelevizió - FRIZ, 28, Beta, 1991
Kultur Révész Magyar Televizió-FRIZ,38,Beta,1991
Erdély Miklós Magyar Televizió-FRIZ,25,Beta,1991
Angyalok MagyarTelevizió-FRIZ,30,Beta,1991
Egy kép MagyarTelevizió, FRIZ,29,Beta,1992
Ismeretlen remekmű BBS, 26, Beta,1993
Aiszóposz meséi MagyarTelevizió-FMS,7 x 4,Beta,1993
Lost in the Candlelight FMS,3, Beta,1994
Az én XX. századom co-writer, Budapest Filmstudió, 106,35 mm , 1989
Nem titok BBS, 27, 16 mm, 1991
Prágai diák BBS, 26, 16 mm, 1991
Gestalt BBS, 15, 35 mm, 1994
Büvös Vadász co-writer, Budapest Filmstudió, 120, 35 mm, 1994
A balerina almája Kortárs Művészeti, Keresztmetszet, ELTE, Budapest, H
Planets Talking The World, New York, Usa
1992 His masters' voice Revisions Contemporary Hungarian Art,Adelaide Festival, E.A.F., Adelaide, Aus
1995 Idôrom Cyberszkóp,a Gondolatjel címü folyóirat estje, Műcsarnok, Budapest,H
Művészet; 89/7, Szegô György:Nesszosz inge 1.p.
Danubius; 1990 /1/, Simon Zsuzsa:Dramma Giocosso 44.p.
Új Művészet;92/2 Topor Tünde:Macskák (Révész László László képei) 45.p.
Elisabeth Jappe:Performance Ritual Prozess; Handbuch der Aktionkunst in Europa; Prestel Verlag,München, 1993; 114.p.
Új Művészet; 94/3, Pataki Gabor:Kant Königsbergben, Révész Budapesten, 29.p.
Merchán Orsolya:Hal, 34.p.
Páldi Livia: A pénztárosnô álma, 35.p.
Artforum; Summer 1994, Diana Kingsley:Polyphonia
Moltkerei Werkstatt, Projekte 1981 - 1994; Verlag Constantin Post, Köln, 1995, 82.p.
Lóránd Hegyi:Alexandria,Jelenkor Kiadó,Pécs,1995,p.:191,194,200,205
Next;Anno XI.N.35.:Ivana d'Agostino:Laszlo Laszlo Revesz, Pasquale Galante
Filmvilág;88/8, "Videoművészet a videotechnika csukamáj olaja"
Belvedere; III.<1991>1., "Hokkedli"
New Observations; No.91. "I.D.Panthers"
II.prize; Digitart, International Computergraphic Competition, 1990
Accademia d'Ungheria, Rom, Italy, 1994-95